Una società di revisione incaricata di monitorare Facebook per le autorità americane, anche dopo la fuga di dati di Cambridge Analytica, ha affermato che il social network disponeva di protezioni sufficienti per la privacy. I fatti risalgono allo scorso anno e sono riportati dal New York Times. La società si chiama PricewaterhouseCoopers (Pwc) e il rapporto è stato presentato all’inizio dello scorso anno alla Federal Trade Commission (Ftc), l’antitrust americana. Nel frattempo, secondo l’Irish Times, Facebook sarebbe intenzionata a portare tutti gli utenti extra-europei, circa un miliardo e mezzo, sotto la legislazione californiana, sottraendoli dunque ai paletti sulla privacy in arrivo con il nuovo Regolamento europeo (Gdpr) in vigore dal 25 maggio.
Proprio pochi giorni fa la piattaforma ha annunciato modifiche, in particolare su teenager e riconoscimento facciale, nel rispetto di queste nuove norme. Novità che a questo punto dovrebbe valere solo su meno di 400 milioni di utenti a fronte dei 2 miliardi profili nel mondo.
Il rapporto alla Ftc di cui parla il Nyt, è una delle numerose revisioni periodiche che venivano fatte sulla società di Mark Zuckerberg dal 2011, a cui era stata richiesta l’adozione di misure per prevenire l’abuso delle informazioni degli utenti e per informarli su come queste erano state condivise con altre società. “I controlli sulla privacy di Facebook funzionavano efficacemente”, scrive Pwc nel rapporto che comprende il periodo che va dal 2015 al febbraio 2017, quando la raccolta di dati di Cambridge Analytica era già avvenuta e il social network ne era consapevole. “Lo abbiamo considerato un caso chiuso, ci sbagliavamo”, ha affermato Zuckerberg alle Commissioni Usa qualche giorno fa.