Dopo lo scandalo delle pubblicità pagate da realtà russe per influenzare le elezioni presidenziali americane, arriva un’altra grana per le piattaforme online. Il procuratore generale dello Stato di Washington, Bob Ferguson, ha citato in giudizio Facebook e Google accusandole di non aver conservato le informazioni sulle inserzioni politiche così come richiesto dalle leggi statali.
In base alla legge, Google e Facebook dovrebbero tenere nota dei dati su chi compra spot elettorali, a sostegno di quale candidato, quanto e come li paga. Dovrebbero inoltre mettere queste informazioni a disposizione del pubblico. Secondo Ferguson, i due colossi hi-tech non lo avrebbero fatto, nonostante nello Stato la spesa per inserzioni elettorali sulle loro piattaforme si sia attestata a 5 milioni di dollari negli ultimi 10 anni. “Il procuratore Ferguson ha sollevato questioni importanti e non vediamo l’ora di risolvere rapidamente la questione con il suo ufficio”, ha detto Rob Leathern, direttore della gestione prodotti di Facebook. “Ci impegniamo per la trasparenza delle inserzioni politiche”, ha commentato Google in una nota. “Stiamo esaminando la denuncia e interagiremo con l’ufficio del procuratore”.