Acri

Acri è un comune italiano, città dal 17 settembre 2001, di 20 459 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria.

Il centro urbano è situato a 720 m s.l.m. ai piedi della Sila e della montagna della Noce e il suo territorio si estende per oltre 20.000 ettari (fra i quattro più vasti dell’intera regione con San Giovanni in Fiore, Reggio Calabria e Longobucco). Porta Nord della Sila, la parte più antica, dalla quale è possibile osservare le alte cime del Pollino, domina la valle del Mucone e la valle del Crati. Gli abitanti si chiamano Acresi, ma da alcuni decenni emerge la tendenza a usare Acritani, che traduce con immediatezza il dialettale acriteani.

L’etimologia del lemma Acri deriverebbe dal greco ακρα (Akra) che significa sommità. Tale nome è attestato già nel 1324 quando se ne fa riferimento con la frase In castro Acri ovvero ‘nella città fortificata di Acra’.Secondo alcuni occuperebbe il posto di Acheruntia o di una città bruzia chiamata Acra.Gli abbondanti ritrovamenti archeologici degli ultimi anni suggeriscono la presenza di una città pre bruzia,probabilmente da identificare con Pandosia Bruzia fondata e capitale del regno di Italo, re degli Enotri (e degl’Itali-Morgeti), dal cui nome deriverebbe la parola Italia.

Il clima è di tipo mediterraneo, caratterizzato da inverni rigidi, durante i quali possono verificarsi precipitazioni nevose, ed estati di caldo secco. Anche se varia molto dal centro cittadino rispetto alle periferie più distanti, come la frazione di San Giacomo d’Acri.

Il dialetto di Acri è una lingua romanza, deriva dal latino parlato, anche se conserva tracce stratificazioni degli idiomi delle dominazioni che si sono susseguite. Fra le principali caratteristiche del dialetto di Acri, rispetto all’italiano: -Aggiunta degli “EA” nelle finali di parole e verbi (es. accattatu in calabrese cosentino diventa accatteatu in acrese) – la trasformazione delle vocali “O” ed “E” dell’italiano rispettivamente nelle vocali “U” ed “I” (per es., vinu = vino; pani = pane); – la trasformazione della lettera “B” dell’italiano in “V” (vasciu = basso); tuttavia quando la “B” è preceduta dalla “M” ne assume il suono (assimilazione progressiva: gamma = gamba); – caratteristica singolare del dialetto di Acri è quella di mutare in “D” la consonante “L” seguita da vocale; ad es. in calabrese “mela” diventa “mida”, nel dialetto acrese: “midu”; “luci” (luce) diventa “duci”. Il dialetto più simile all’acrese è il coriglianese della confinante Corigliano con alcune influenze cosentine.

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