I DRONI ormai nella nostra vita quotidiana

Negli anni ’30, negli Stati Uniti, un giovane ingegnere britannico, Reginald Denny, porta uno dei primi esemplari di drone, una sorta di modellino gigante, all’Esercito americano. Riceve una reazione che, vista oggi, potrebbe far ridere. “Cosa ce ne facciamo di un giocattolo?”, rispondono le autorità statunitensi. La US Army, di lì a poco, si sarebbe ricreduta, dando il via a un’avventura che sta virando sempre più rapidamente dall’ambito militare a quello civile.

Federico Petroni, giovane giornalista, ne ha parlato nell’e-book che ha scritto insieme al collettivo iMerica, La guerra dei droni. “Sulla questione c’è ancora un velo di mistero – spiega Petroni a Drone Magazine -. In inglese antico, il termine significava rimbombo, mentre in quello moderno sta per fuco, il maschio dell’ape. Ecco, la metafora che riconduce il drone all’insetto è molto in voga”.

I motivi che hanno portato all’utilizzo di questo nome, dunque, sembrano essere due. Da una parte ci sono le caratteristiche che riguardano il rumore che il velivolo produce, dall’altra le specifiche di utilizzo del mezzo. Sì, perché nei suoi primi anni di uso, il drone viene usato quasi esclusivamente come bersaglio per esercitazioni.

“Ci sono alcuni indizi che fanno propendere per questa etimologia – conferma il giornalista -. C’è la questione che riguarda la passività, tipica del fuco. In passato, infatti, il drone veniva usato come vero e proprio bersaglio volante per le esercitazioni dell’aeronautica. Come il fuco, dunque, aveva un ruolo passivo, non incideva attivamente, non era protagonista”.

Da semplice oggetto da colpire a vero e proprio protagonista dell’aviazione. Per quanto l’etimologia della parola potrebbe ricondurre alla passività, la storia ha visto un graduale riscatto dei droni. “Possiamo dire che, ora, i velivoli a controllo remoto si stiano vendicando – conclude Petroni -. Sono passati prepotentemente dal ruolo di bersagli a veri e propri protagonisti dell’aviazione mondiale”.

Il loro utilizzo è ormai consolidato per usi militari e crescente anche per applicazioni civili, ad esempio in operazioni di prevenzione e intervento in emergenza incendi, per usi di sicurezza non militari, per sorveglianza di oleodotti, con finalità di telerilevamento e ricerca e, più in generale, in tutti i casi in cui tali sistemi possano consentire l’esecuzione di missioni “noiose, sporche e pericolose”  spesso con costi minori rispetto ai velivoli tradizionali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

15 − 4 =