Liberarsi dalla schiavitù del telefonino, almeno in vacanza e con piccole regole quotidiane, si può. Anzi, può essere lo stimolo per riscoprire i vantaggi di un minor attaccamento alla tecnologia e riportare qualche sana abitudine anche al rientro dalle ferie. A suggerire alcuni consigli utili è Bernardo Carpiniello, presidente della Società italiana di psichiatria, che invita a non sottovalutare le spie di una dipendenza che facilmente può trasformarsi in “patologia vera e propria”.
Prima di tutto la volontà. Per disintossicarsi da e-mail, social e chat, spiega Carpiniello all’ANSA, “serve una forte motivazione”, che “deve nascere dalla consapevolezza di quanto tempo trascorriamo sui telefonini” e che può essere impiegato in attività anche più gratificanti, come un paio d’ore in palestra o una mattinata in spiaggia. Consiglio che vale soprattutto per i ragazzi, sottolinea, che non hanno bisogno di divieti ma di alternative valide.
Far “sparire” il cellulare. Più che cliniche e app per il ‘digital detox’ che vanno tanto di moda, suggerisce Carpiniello, la cosa migliore è “non avere sempre sott’occhio il cellulare”. È difficile, perché ormai il telefonino ha sostituito la macchina fotografica, la bussola, l’agenda, ma ci si può provare.
Liberarsi dalla schiavitù del telefonino, almeno in vacanza e con piccole regole quotidiane, si può. Anzi, può essere lo stimolo per riscoprire i vantaggi di un minor attaccamento alla tecnologia e riportare qualche sana abitudine anche al rientro dalle ferie. A suggerire alcuni consigli utili è Bernardo Carpiniello, presidente della Società italiana di psichiatria, che invita a non sottovalutare le spie di una dipendenza che facilmente può trasformarsi in “patologia vera e propria”.
Prima di tutto la volontà. Per disintossicarsi da e-mail, social e chat, spiega Carpiniello all’ANSA, “serve una forte motivazione”, che “deve nascere dalla consapevolezza di quanto tempo trascorriamo sui telefonini” e che può essere impiegato in attività anche più gratificanti, come un paio d’ore in palestra o una mattinata in spiaggia. Consiglio che vale soprattutto per i ragazzi, sottolinea, che non hanno bisogno di divieti ma di alternative valide.
Far “sparire” il cellulare. Più che cliniche e app per il ‘digital detox’ che vanno tanto di moda, suggerisce Carpiniello, la cosa migliore è “non avere sempre sott’occhio il cellulare”. È difficile, perché ormai il telefonino ha sostituito la macchina fotografica, la bussola, l’agenda, ma ci si può provare.
No a privazioni drastiche, dice l’esperto, sì a qualche piccola regola di utilizzo quotidiano, ad esempio con la scelta di alcuni orari in cui concedersi i momenti ‘social’ e sullo schermo. Niente telefono sul comodino. Preservare le ore di sonno, soprattutto in vacanza, è un ‘must’. “Da una certa ora in poi di notte sarebbe bene spegnere il cellulare e riaccenderlo solo al mattino, magari dopo aver fatto colazione”, afferma Carpiniello. “Notifiche, illuminazione e ‘bip’ rovinano il sonno”.
Un altro consiglio è tornare a usare una sveglia tradizionale: impostarla sul telefonino vuol dire trasformarlo nel primo oggetto che si prende in mano al mattino e nell’ultimo che si tocca la sera. No al cellulare sulla tavola. “Quando si pranza, si cena, soprattutto se in compagnia, non mettiamo il telefono sul tavolo”. Interferisce con le relazioni sociali, “ci distrae dal piacere dello stare con gli altri”, osserva l’esperto.
In spiaggia senza smartphone. Che sia per mezza mattina al mare, per una passeggiata nei boschi in montagna o solo per la colazione al bar, “combattiamo l’idea che bisogna sempre tenere il cellulare con sé”. Più facile, dice Carpiniello, “lavorare sui tempi brevi” e quindi cominciare a lasciarlo a casa per un breve tempo, poi “si può provare per periodi più lunghi”.
Se lo si porta con sé per fare foto della gita, meglio cercare di tirarlo fuori solo per lo scatto o il ‘selfie’ e poi riporlo in borsa. Anche se app e social invitano al coinvolgimento in tempo reale, amici e parenti in realtà “possono aspettare”. Il selfie in spiaggia del resto non è una comunicazione d’emergenza.